Educare all’attenzione

L’attenzione è un fenomeno complesso molto studiato e di grande importanza educativa, dato che è alla base di molti processi fondamentali per lo sviluppo del bambino.

CREDERE CHE UN BAMBINO NON SIA IN GRADO DI CONCENTRARSI E’ CERTAMENTE UNO DI QUEI GRANDI ERRORI CHE NOI ADULTI FACCIAMO!

Maria Montessori scoprì il fenomeno della concentrazione osservando una bambina di circa tre anni che rimaneva profondamente assorta mentre lavorava con gli incastri solidi. 

La bambina, incurante di tutto quello che la circondava, seguitò a ripetere l’azione di infilare e sfilare gli incastri per oltre 42 volte. Alla fine del momento di concentrazione la bambina si guardò intorno soddisfatta, quasi svegliandosi da un sonno riposante.

Il compito dell’adulto è dunque quello di organizzare l’ambiente in modo appropriato ed offrire al bambino motivi per attività costruttive facilitando di conseguenza il contatto con gli oggetti e i mezzi di attività presenti nell’ambiente preparato.

Smartphone e tablet favorirebbero al contrario il processo noto come “multitasking”, ovvero la capacità di svolgere più attività nello stesso momento ma questo induce però a una scarsa  concentrazione sulla singola azione. Le immagini sui tablet e cellulari scorrono velocemente e portano il bambino a non concentrarsi.

L’attenzione può quindi essere identificata come l’insieme dei meccanismi che consentono di concentrare le proprie risorse mentali su alcune informazioni piuttosto che su altre, determinando ciò di cui siamo coscienti in ogni dato istante L’attenzione è correlata alla motivazione, termine che può essere associato a diversi atteggiamenti: la curiosità e l’esplorazione. Suscitare e stimolare l’interesse nei bambini in età prescolare, non è un compito facile per l’insegnante e per i genitori. Il compito principale della scuola dell’infanzia e dell’asilo nido, non è solo quello di trasmettere nozioni, ma di “insegnare” al bambino il piacere di apprendere e di saper trovare, fiducioso e autonomo, risposte alle sue curiosità e ai suoi interessi. L’attenzione non nasce con il bambino, ma si impara. La prima regola per destare interesse in un bambino piccolo è guardarlo negli occhi quando gli parlate. Imparerà a concentrarsi sul viso della persona che gli sta parlando e capirà anche che gli state comunicando qualcosa di molto importante.Con un bambino molto piccolo, che frequenta l’asilo nido, per esempio ci si può mettere alla sua altezza per guardarlo negli occhi, e “anticipare” con il tono della voce la cosa importante che stiamo per dirgli. I bambini imitano, osservano, ma per imparare hanno bisogno di fare

Ebbene, ogni volta che il bambino chiederà di voler fare da solo una determinata cosa, lasciate che la faccia, anche se sbaglia. Importante assegnare ai bimbi compiti che sono in grado di portare a termine senza il vostro aiuto. Questa autonomia li gratificherà, e saranno maggiormente interessati a ciò che accade intorno a loro, ma anche a ciò che l’adulto spiega e racconta. Obbligare qualcuno a provare interesse per qualcosa è il modo peggiore per suscitare un interesse autentico, soprattutto quando parliamo di bambini. Proporre invece attività diversificate in modo che ognuno possa scegliere quella che gli interessa di più; predisporre nuovi giochi e apprendimenti;leggere libri, per esempio favole senza finale da inventare insieme; disporre materiali poveri, di scarto, con cui giocare, lavorare, creare …stimola l’interesse dei bambini. 

Un eventuale sovraccarico di stimolazioni tende a ridurre la capacità del soggetto di prenderli in esame tutti contemporaneamente per cui, in assenza di una consapevole attenzione selettiva, si manifestano risposte di chiusura e di ansia che aiutano l’individuo a proteggersi dalla complessità e da un compito percepito come difficile. Generalmente  “il fare attenzione viene inizialmente identificato con l’essere bravi, ubbidienti, lo stare attenti ai pericoli, ecc”. Sembra rappresentare cioè una regola educativa oppure una caratteristica dell’individuo più che un processo cognitivo e per questo preferiamo inserire tali conoscenze in un pre-livello anziché un livello vero e proprio. È una chiara dimostrazione di come il termine “attenzione” non sia solamente un processo cognitivo ma assuma una vera e propria natura di valore che poi si ripercuote sulla sfera emotiva e identitaria attraverso quei feed back positivi o negativi che vengono forniti dagli adulti. 

Cosa fare per potenziamento dell’attenzione? In che modo possiamo lavorare coi bambini per favorire lo sviluppo e il potenziamento delle capacità attentive e della concentrazione? Quali proposte fare ai bambini? 

Diverse le proposte possibili: 

– limitare gli stimoli per consentire di concentrarsi su uno alla volta: questo significa fornire pochi oggetti, sollecitazioni visive e corporee mirate allo sviluppo di determinati schemi o all’apprendimento di particolari gesti (afferrare, tirare, lanciare…). Proporre ai bimbi un giocattolo alla volta poiché una stanza piena di giocattoli porta il piccolo a passare in continuazione da un tipo di stimolo all’altro, senza esplorare a fondo le cose della realtà che lo circonda;

– offrirgli un ambiente adatto che risponda ai suoi bisogni.

– rinforzare comportamenti che producono uno stato di benessere o che sono funzionali alla realizzazione di un’azione;

 – alternare i materiali per fornire l’occasione di scoprirli e riscoprirli: non è necessario aumentare in modo esponenziale i materiali, basta saperli proporre al tempo giusto e per scopi diversi; 

– limitare il tempo di esposizione ai media o altre stimolazioni visive per non abituare il bambino a sole stimolazioni visive o a determinate velocità di esposizione allo stimolo; 

– evitare l’uso eccessivo di giochi elettronici, che sono tarati su tempi velocissimi

– lasciare il tempo per esplorare, non risolvere problemi al posto dei bambini (anche il solo voler raggiungere un oggetto se vi sono le condizioni motorie per farlo in modo autonomo) e non fornire altri materiali immediatamente; 

– rinforzare il linguaggio come espressione del pensiero e la reciproca comprensibilità al fine di supportare una comprensione profonda; 

– ripetibilità: in questo caso l’attenzione sarà continuamente impegnata nel governare il ricordo e a lavorare sullo stesso 

– assicurare al bambino la giusta parte di sonno notturno ed eventualmente pomeridiano, rispettando le esigenze di ogni bambino

– evitare di rispondere immediatamente alle richieste dei piccoli, ma insegnare loro, invece, ad aspettare, a tollerare l’attesa; se non si è in grado di aspettare, non si riesce a mantenere l’attenzione focalizzata su qualcosa;

  • COME CAPIRE SE UN BAMBINO E’ CONCENTRATO?

Quando un bambino è assorto e sta svolgendo un’attività non deve essere interrotto. L’attenzione si esprime secondo alcune caratteristiche, grazie alle quali possiamo riconoscerla:

  1. Ripetitività => intesa come ripetizione degli atti, il bambino svolge l’attività più volte senza un fine apparente, questo significa che è concentrato e non bisogna interromperlo o intervenire in alcun modo.
  • Sguardo fisso sul lavoro => il bambino ha lo sguardo fisso sulle mani che lavorano sull’oggetto, questo è un momento fondamentale perché si instaura uno stretto legame tra il bambino e il materiale che sta utilizzando.

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