La gelosia tra fratelli

In famiglia infinite sono le occasioni in cui un bambino sperimenta la gelosia (una fisiologica componente del rapporto tra fratelli) quella più riconoscibile dai genitori, e forse la più importante, è la nascita di un fratello o di una sorella. Provare gelosia in occasione di una nuova nascita è del tutto normale, l’importante è insegnare al bambino a riconoscerla e a capirla. Spesso, però, i genitori sono in difficoltà perché si sentono in colpa e, nella speranza di annullare il senso di colpa, vorrebbero cancellare il sentimento di gelosia del bambino, distraendolo e circondandolo di attenzioni. Ma alle proprie emozioni, al proprio sentire, non si comanda. Non c’è da negare, o minimizzare, la gelosia che il bambino vive, ma al contrario, egli va aiutato a riconoscerla e a vederne la sensatezza nella nuova situazione che sta vivendo. Con la nascita del fratellino o della sorellina tutto è cambiato, sia per i genitori sia per il bambino. È necessario che i genitori accettino con sufficiente serenità la responsabilità d’aver fatto un altro figlio, facilitati dal sapere che anche i bambini hanno risorse adeguate per affrontare la nuova situazione. Devono cioè venire a capo del loro senso di colpa. Il tentativo di porsi come supergenitori capaci di raddoppiarsi per mantenere inalterate le cose comporta solo superstress per i genitori e supersensazione di essere imbrogliati per i piccoli. Il bambino sa che chi gli dice che non è cambiato nulla lo sta ingannando. Se invece sente confermata la propria percezione , se può riconoscere la gelosia come sensata e se può viverla ed esprimerla senza che i grandi perdano la testa, è facilitato nel trovare modi adeguati per governarla. Se si sente raggirato («Tranquillo: non è cambiato niente!») non diverrà capace di riconoscere, vivere e gestire la gelosia in quel momento e, forse, successivamente nella vita adulta. Spesso i genitori stentano a capire che un bambino possa essere geloso e al contempo genuinamente contento di avere il fratellino. Quando lo vedono affettuoso e premuroso, pensano erroneamente che non possa essere anche geloso, e si sentono esentati dall’aiutarlo a riconoscerla e a indirizzarla. La gelosia, infatti, è fondamentalmente la paura di perdere la “figura di attaccamento”: «Se la mamma vuol bene e si interessa a qualcun altro, posso perderla, mentre io ne ho bisogno. E la cosa è ancor più preoccupante, perché sfugge al mio controllo. Capiterà ancora che questi due fanno un altro bambino? Che devo fare per impedirlo? Che ho fatto per favorirlo? Forse noi figli siamo intercambiabili …» È possibile che il bambino si senta “sbagliato” e si chieda: «Ma come? Non gli bastavo io a quei due lì? In cosa li ho delusi?» Se il neonato è di sesso diverso, è possibile che il bambino pensi di aver deluso i genitori perché volevano un bambino dell’altro sesso. Tutte le rassicurazioni (che ci si vuol bene, che ci si stima, che tutti si è un po’ grandi e un po’ piccoli, che si va bene così come si è) vanno inserite nell’intenso lavorìo comune per riconoscere come e quanto le cose sono davvero cambiate. La gelosia è uno dei segnali della percezione di questi cambiamenti. Anche se non si è più nella situazione di prima, anche se si è un po’ addolorati e preoccupati, ci si può voler bene lo stesso, in modo diverso.

Domande più comuni

La gelosia è un’emozione complessa che, a differenza delle emozioni primarie come rabbia o paura, non viene sperimentata fin dai primi mesi di vita. Essa richiede infatti un certo grado di sviluppo cognitivo, emotivo e sociale, e in particolare di sviluppo del Sé. Per provare gelosia il bambino deve avere raggiunto un sufficiente grado di consapevolezza di sé, condizione indispensabile per poter temere che un altro fratello possa sottrargli le attenzioni dei genitori, in particolare della madre. Questa consapevolezza è a sua volta legata allo sviluppo cognitivo, nello specifico a quella conquista che avviene intorno ai 18-24 mesi e che segna uno stacco qualitativo tra l’intelligenza “percettivo-motoria”, e quella “rappresentativa”. Si tratta della capacità di pensiero, cioè di avere un’immagine mentale della realtà svincolata dal dato percettivo. È la capacità di sapersi rappresentare un oggetto anche quando questo non è più presente; da essa discende tutto lo sviluppo cognitivo seguente. L’esperienza psicologica della gelosia rappresenta un segnale di allarme nei confronti del pericolo, non importa se reale o immaginario, di poter perdere tale figura di attaccamento.
Alcuni pregiudizi

Nonostante la facilità con cui le dinamiche, spesso sovrapposte, di invidia e gelosia hanno modo di svilupparsi in famiglia, la gelosia può non sorgere oppure essere lieve o passeggera. La convinzione che essa sia ineluttabile non fa altro che alimentarla, trasformandola in una profezia che si autoavvera, tanto attesa e temuta da essere inconsapevolmente favorita. Si arriva in questo modo al risultato paradossale che essa viene allo stesso tempo sia sottolineata, e in un certo senso coltivata, sia rifiutata come emozione sconveniente che “non sta bene” esprimere. Si finisce così per cogliere ogni piccolo indizio, con il rischio di interpretazioni distorte, poiché si riconduce tutto il comportamento del figlio alla gelosia per la nascita del fratellino, quando esso può avere origini diverse. Allo stesso tempo, però, non si permette al bambino di esprimere il suo disagio e la sua sofferenza, soprattutto a livello verbale, nell’implicita convinzione che tra fratelli debbano esistere solo sentimenti positivi di affetto e la gelosia non sia accettabile.
Agisce in questi casi un atteggiamento frequente nei genitori di oggi, che vorrebbero preservare i bambini dalle emozioni negative, cui non sanno come far fronte quando queste inevitabilmente si presentano. È l’illusione di poter vivere in una famiglia da favola o da perenne spot pubblicitario, immune da tensioni e momenti critici. Si dimentica che le emozioni negative non solo non possono essere evitate, ma svolgono per di più un ruolo utile nello sviluppo del bambino, a partire dalla definizione di Sé e delle proprie capacità; questo a condizione che siano adeguate alle capacità di superamento del bambino e siano ben affrontate con l’aiuto dell’adulto.
Anche la gelosia può essere occasione di sviluppo personale: permette di capire meglio chi si è e quali sono le proprie differenze dagli altri, aiuta a mobilitare difese positive nei confronti della paura di perdere l’affetto, aiuta a capire che i genitori sono sempre un saldo punto di riferimento.
Un’altra convinzione diffusa è che la gelosia duri per sempre. Credenza, questa, in base alla quale gli atteggiamenti e i sentimenti che si sviluppano in età precoce sono immodificabili e determinano i comportamenti delle età successive. Di conseguenza, se un bambino era geloso del fratello o della sorella nei primi anni di vita, come primogenito o secondogenito, lo sarà per sempre. Non è così, perché, per quanto importanti in una fase di massima plasticità neuronale e psicologica, i vissuti infantili possono essere trasformati dallo sviluppo e dalle esperienze seguenti, sia in famiglia che fuori. Può quindi accadere che fratelli gelosi da piccoli trovino nella fanciullezza o in adolescenza modalità di relazione più serene.

Diversità dei vissuti

I vissuti dei bambini nei confronti dei fratelli sono diversissimi, così come diverse sono le reazioni dei bambini. Non è quindi possibile stabilire, rispetto alla gelosia, delle costanti, né individuare comportamenti tipici; occorre, al contrario, guardare a ogni situazione con mente aperta, senza volere a tutti i costi trovare elementi ricorrenti. Insieme al temperamento del primogenito e alle relazioni che ha stabilito con i genitori, conta anche la differenza di età che esiste tra questi e il nuovo nato, così come il sesso dei due figli e il temperamento del secondogenito. Oltre a queste numerose variabili che entrano in gioco, il ruolo decisivo è svolto dall’atteggiamento e comportamento dei genitori nei confronti dei figli. Sono infatti i genitori a influenzare maggiormente la gelosia di un fratello verso un altro. L’influenza indiretta che essi hanno nel favorire la gelosia è spesso inconsapevole ma non per questo meno potente.
Un’attenzione particolare meritano i rapporti tra i figli nelle famiglie ricostruite, in cui si trovano a convivere figli del precedente matrimonio di uno o di entrambi i genitori, o anche figli della nuova coppia. Queste situazioni determinano una profonda modificazione delle preesistenti relazioni tra fratelli, e tra questi e i genitori, e la necessità di costruirne di nuove. Tutto ciò provoca uno squilibrio che può essere ricomposto in modo armonico solo grazie alla disponibilità, a un buon equilibrio emotivo e alla competenza educativa dei genitori.

In conclusione

La gelosia è fisiologica ed è anche una straordinaria opportunità di crescita
Secondo il famoso pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott, il bambino che ha avuto modo di sperimentare, affrontare, superare la gelosia nell’infanzia, saprà gestire meglio questo sentimento anche in età adulta: “le persone molto gelose spesso hanno avuto da piccole la sfortuna di non aver potuto esprimere la propria gelosia e la propria aggressività. Se avessero avuto questa possibilità, sarebbero riuscite a superare la gelosia e se ne sarebbero liberate, come succede nella maggior parte dei bambini”
Tale suggerimento vuole essere d’auspicio a relazioni fraterne solide e durature, all’interno delle quali la gelosia non sia tanto un effetto collaterale da “combattere”, ma un compromesso da mettere in conto in cambio del grande dono di non essere mai più soli.
Parlate con i vostri figli, magari anche grazie all’aiuto di un libro, di tutti i vantaggi che derivano dal non essere figli unici.
Avere l’opportunità di crescere con un fratello (o una sorella) significa creare ricordi condivisi da ripercorrere poi insieme nell’arco della vita, perché un fratello è per sempre ed è anche il legame destinato a durare più a lungo nel tempo, dalla nascita alla vecchiaia.
Con i bambini piccoli usate le fiabe: impareranno che non sono i soli a provare questo sentimento e sarà l’occasione per esprimersi e parlarne con voi. Ma non fate domande inopportune e non forzate il bambino a parlare; favorite l’espressione attraverso il disegno, astenendovi però da qualunque interpretazione.
Date spazio al gioco del “fare finta”: i bambini spesso mettono in scena le situazioni famigliari che li toccano da vicino.

Sitografia
www.silviabonino.it
www.nostrofiglio.it
https:/www.milanopsicologo.it/la-gelosia-tra-fratelli/
https://www.psicologiacontemporanea.it/blog/gelosia-tra-fratelli/
https://www.uppa.it/psicologia/famiglia/fratelli-e-gelosia/